Una splendida giornata di sole ha fatto da cornice durante la fase di uscita della processione dei Misteri, per la quale la lunga attesa durata un anno, è svanita non appena si è aperto il portone della chiesa delle anime Sante del Purgatorio, dopo una breve preghiera recitata dall’amministratore apostolico Alessandro Plotti.
L’Arcivescovo ha invitato a riflettere sul sacrificio che Gesù Cristo ha fatto per tutti noi; un sacrificio descritto da questi gruppi che escono in processione. Il lungo corteo ha iniziato a snodarsi alle 14.00 in punto, proprio come l’orologio fermo, installato pochi giorni fa, sul tetto della “casa dei misteri”; ad uno ad uno i Sacri gruppi portati in spalla dai portatori, sia retribuiti che volontari, sono stati annacati come tradizione vuole, ripetendo le usanze di sempre come un libro scritto.
Non sono mancati i momenti di raccoglimento in memoria di consoli o affini deceduti, momenti durante i quali il silenzio avvolgeva l’intera piazza, mentre da lontano echeggiavano le marce dei gruppi già in strada; un breve applauso e poi ancora le struggenti marce funebri, tra un colpo di “ciaccula” e un’annacata. Sempre a causa di un lutto, il gruppo del “Trasporto al Sepolcro” è uscito dalla chiesa accompagnato soltanto dal suono dei tamburi, per poi far attaccare la banda poco prima dell’arco di via Papa Giovanni XXIII.
Gli occhi dei portatori trasmettevano un’emozione particolare, figlia del profondo legame che li lega con questi Sacri Gruppi, che di generazione in generazione, oltre ad affascinare ed emozionare, creano anche invidie e rivalità tra i ceti che sembrano quietarsi in questo giorno di passione. Peccato che come accade negli ultimi anni, il lato poetico dell’uscita dei Misteri, viene spento dai soliti atteggiamenti pavoneggianti da parte di molti consoli appartenenti all’unione maestranze. Ma anche questo è parte integrante della spettacolarizzazione che questa processione ha assunto nel corso del tempo e sopratutto negli ultimi trent’anni; una spettacolarizzazione che ha reso si, la processione più imponente, ma a discapito di quella semplicità che ormai non c’è più.
Basta vedere l’orario in cui l’Addolorata ha varcato il Purgatorio:quattro ore sono un po’ troppe per far uscire i Sacri Gruppi, e rispetto alle ultme edizioni sotto la presidenza Buscaino, la fase iniziale della processione si è persa in un po’ di lungaggini. Tuttavia tutto e perfettibile e soltanto nel primo pomeriggio di oggi, quando i Misteri saranno rientrati al Purgatorio, si potranno tirare le somme su questa prima processione targata Ignazio Bruno, eletto presidente dell’Unione Maestranze lo scorso maggio. Poco dopo l’uscita, i Sacri Gruppi hanno percorso le vie più caratteristiche del centro storico, dalla via Garibaldi al quartiere di San Francesco di Paola, per poi passare da via San Michele, luogo dove sorgeva la chiesa omonima, sede originaria dei Misteri distrutta dai bombardamenti del 1943.
In piazza Vittorio Veneto, come accade da qualche anno, è stata allestita una zona riservata agli anziani e disabili, per assistere al passaggio della lunga processione. Suggestivo come sempre il passaggio da Via delle Arti, e via Torrearsa. Il lungo corteo poi ha preso “respiro” percorrendo le vie per così dire più nuove e più larghe come Corso Italia, Via XXX Gennaio, Via Osorio e Via Spalti, poco prima dell’arrivo in piazza Vittorio Emanuele, dove i gruppi hanno sostato.
E’ di notte però che i Misteri cambiano volto, assottigliando la lunghezza dell’intero corteo, che a tempo del suono dei tamburi hanno percorso altre antichissime vie. L’entrata del primo gruppo nella chiesa del Purgatorio è prevista per le 8.00, a ripetere ancora una volta la fase più attrattiva di tutta la processione, tra le lacrime di tanti addetti ai lavori che vedono finire dopo 24 ore, la processione a cui tengono di più, per la quale bisogna attendere un altro anno.
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Curiosità
La processione dei Misteri, pur conservando nel corso degli anni determinate caratteristiche, ha subito dei cambiamenti sostanziali che la rendono totalmente diversa rispetto alle origini. Il primo esempio più tangibile di questi cambiamenti è il diminuire del numero dei massari che trasportano i gruppi. La figura dei massari risale intorno alla fine del 1800, che dietro pagamento avevano l’onere di portare in processione i gruppi al posto dei rappresentanti delle maestranze. Anticamente si trattava di un onere molto più difficile rispetto ai giorni nostri, poiché i gruppi non si adagiavano sui cavalletti. Da una decina di anni a questa parte, questa figura si è sempre più assottigliata, sostituita da numerosi giovani volontari che portano in spalla i propri gruppi. Quest’anno infatti, più della metà dei gruppi si sono avvalsi dell’ausilio di volontari, alcuni alternandosi ai massari retribuiti ed è probabile che nel prossimo futuro, la figura del massaro rischia di scomparire. Altro segno evidente del passare del tempo è l’utilizzo della cera, sia tra i processionanti che sui gruppi. Sono stati pochissimi infatti, i gruppi le cui processioni si sono avvalsi dell’utilizzo dei ceri accesi, sostituiti da mazzettini di fiori finti, corone di rosari o addiritura, piccole lanterne elettriche che stonavano decisamente rispetto al contesto. Niente più “ciauru di cira” come si usa dire durante i riti della Settimana Santa, dove anche i Misteri che utilizzano pesanti ceri votivi sono in minoranza rispetto all’intera serie. Infine, tra le curiosità di quest’anno, non si può non menzionare il ritorno della “Ciacculata” da parte dei 20 capiconsole che, a un quarto d’ora dall’inizio della processione, si sono disposti in piazzetta e hanno suonato contemporaneamente le loro “ciaccole”; sembrerebbe che questo discutibile rito, introdotto durante gli anni della presidenza “D’Aleo” e rimosso dalla presidenza Buscaino, venga effettuato in ricordo di tutti coloro che non ci sono più, anche se più che un qualcosa in memoria di qualcuno, si accosta maggiormente ad un rituale festoso che non dovrebbe avere niente a che vedere con questa processione sempre più lontana dal vero senso religioso che rappresentano i Sacri Gruppi.
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Commento
I diciotto gruppi scultorei più i due simulacri, sono stati realizzati in legno, tela e colla tra il XVII e il XVIII secolo dalle fiorenti botteghe artigiane trapanesi, che furono incaricate di creare i singoli gruppi che rappresentassero determinati passi della passione e della morte di Cristo. Si dice che nell’iconografia dei vari personaggi, gli artisti si ispirarono a personaggi realmente esistiti a quei tempi. Di sicuro, alle origini di questa antica procesione, perno dei riti e degli eventi di questa città, i trapanesi di allora non immaginavano di assistere ad un qualcosa che durasse così tanto nei secoli, per cui gli aspetti organizzativi, pur attenzionandosi maggiormente verso la religiosità, erano un po’ più spartani rispetto ai giorni nostri. Eppure non sono mancate le occasioni per distruggere questo nostro bagaglio culturale, come i bombardamenti del ’43, le rovinose cadute dei portatori di un tempo e la crisi della processione poco prima della creazione dell’Unione Maestranze, che nel 1974 seppe prendere le redini di questa nostra tradizione che stava perdensosi su se stessa. Ieri, in una piazza Purgatorio gremita, c’è stata ancora una volta la conferma che la processione dei Misteri è un rito che si identifica totalmente negli occhi, nell’anima e nel cuore dei trapanesi, che durante l’anno non aspettano altro che assistere al passaggio dei Gruppi per le strade della città. E’ la storia di intere generazioni che hanno visto le proprie vite intrecciarsi con questo appuntamento che assomiglia ad un capodanno, dove le varie edizioni che si concludono, rappresentano il momento in cui si ricomincia a lavorare per l’edizione successiva. Una storia che, nel corso dei secoli fino a pochi anni fa non vedeva nemmeno festeggiare la resurrezione, e che si incentrava soltanto su questi venti gruppi che a tempo di musica funebre, sembrano rappresentare un qualcosa di vivo e di animato. Se a distanza di quattro secoli, la processione dei Misteri continua a vivere, e continua ad attirare migliaia di turisti affascinanti dalla sua imponenza, è grazie a quei trapanesi che si prodigano durante tutti e 365 giorni dell’anno affinchè questa tradizione si tramandi tra la gente. Nonostante ciò, la strada è ancora lunga, poiché sono tanti gli aspetti negativi che rischiano di riportare la processione al periodo di crisi degli anni ’70, perchè la processione così gestita dall’Unione Maestranze, è troppo soggetta alle decisioni di chi prende le redini ogni tre anni. La processione invece avrebbe bisogno di alcune certezze, come un itinerario che non cambi di anno in anno e una maggiore attenzione all’aspetto comunicativo della stessa, perchè tra qualche ora, non appena i Sacri Gruppi saranno tutti al Purgatorio, ogni problematica che affiora durante un’edizione, viene immediatamente dimenticata e messa a tacere per un anno, quando in preparazione della prossima edizione, ci si ritroverà ad affrontare sempre gli stessi problemi.
Francesco Genovese
Servizio pubblicato su LA SICILIA DEL 30 Marzo 2013