Prendono il via oggi nella chiesa del Purgatorio, i riti quaresimali delle scinnute con quattro gruppi: “La lavanda dei piedi”, “Gesù nell’orto”, “L’arresto” e “La caduta al Cedron”.
Come da programma, alle 17.30 la banda musicale di Custonaci intonerà le caratteristiche marce funebri nella piazza antistante la chiesa, e poco dopo partirà da San Domenico, la stazione quaresimale presieduta dal Vescovo Fragnelli insieme alla quinta interparrocchialità(San Michele, Cristo Re, Madonna di Fatima, San Giovanni), fino ad arrivare al Purgatorio dove verrà concelebrata la Santa Messa, al termine della quale ci sarà come di consueto una nuova esibizione della banda. Quest’anno, durante il tragitto, i fedeli attraverseranno la Porta Santa della Cattedrale poco prima di arrivare al Purgatorio.
I gruppi di oggi saranno disposti davanti l’altare, addobbati da fiori e argenti: quattro pregevoli opere che raccontano le fasi iniziali della passione di Cristo, anche se “La Caduta al Cedron” rappresenta un episodio citato nei vangeli apocrifi. Storicamente, la prima scinnuta spettava al gruppo “Gesù nell’orto” fino al dopoguerra quando subentrò il gruppo del Cedron, fino ad arrivare ai giorni nostri con l’introduzione di una mera “esposizione” multipla, dove i quattro gruppi insieme, attaccati l’un l’altro, perdono il loro fascino.
Purtroppo, la decisione di raggruppare più “misteri” durante i riti quaresimali, è divenuta ormai cosa abitudinaria(tranne che per L’Ascesa al Calvario e L’Addolorata), vuoi per dividere le spese della banda tra i ceti, vuoi anche per la componente esibizionista che nel corso degli anni ha tolto splendore a questo antichissimo rito e di conseguenza all’intera processione dei Misteri; d’altra parte è risaputo che in questa processione è molto più facile disfare che fare, visto che i “custodi della tradizione” sono sempre più propensi ad introdurre novità a discapito della storia: l’esempio delle Scinnute rappresenta soltanto la minima parte dei troppi cambiamenti subiti dai riti legati alla Settimana Santa trapanese.
Francesco Genovese