Si è appena conclusa l’edizione 2017 della processione dei Misteri che senza dubbio sarà ricordata non di certo per le positività.
Fattore primario penalizzante per questa edizione è stato senza dubbio l’itinerario, bello a leggerlo, ma brutto a praticarlo; estremamente stancante per i portatori e confusionario per gli spettatori ai bordi delle strade. La fase di uscita come succede ormai da troppi anni è stata un po’ troppo lenta, persa tra le tante lungaggini decisamente evitabili, ma ormai l’andamento è quello e migliorare è quasi un’utopia. Durante la prima fase del percorso la processione scorreva in modo compatto, in un Corso Vittorio Emanuele gremito di persone affascinate dal passaggio dei Sacri Gruppi e tutto ciò lasciava sperare che la processione continuasse su questi ritmi. Peccato però che già dalla via San Francesco d’Assisi sono iniziati i primi sfilacciamenti e le prime attese stancanti della gente, e così è stato anche nella zona del porto peschereccio, bella dal punto di vista fotografico per quanto riguarda la luce, brutta però in quanto dispersiva per la processione stessa.
Terminata la fase del porto peschereccio, i Sacri Gruppi hanno iniziato a percorrere il largo delle Ninfe per arrivare ancora una volta sul Corso Vittorio Emanuele, dove questa volta la processione ha assunto un aspetto totalmente diverso, con lunghi sfilacciamenti e le relative corse degli ultimi gruppi costretti a “scarrozzare” per recuperare in un certo modo la compattezza. Da quel momento in poi la processione si è persa totalmente, cancellando immediatamente quel poco di buono che si era assistito durante le prime fasi del percorso. Sono state venti processioni e non una sola: un vero peccato.
Terminata la serata del venerdì Santo, dopo un po’ di sosta in Piazza Vittorio Emanuele, i Sacri Gruppi sono ripartiti senza bande e processioni nel più breve percorso notturno degli ultimi anni: in poco più di un’ora, la tanto attesa notte dei Misteri si era già consumata per dare spazio alla ricomposizione di bande e processioni da Piazza Iolanda, mentre le prime luci dell’alba iniziavano ad illuminare le strade della città: via Corollai, via Custonaci, via Nunzio Nasi, via Serisso e ancora una volta Corso Vittorio Emanuele, che probabilmente ha battuto il record storico per numero di percorrenze in un’unica processione. Diversamente dalla serata di venerdì, la fase di rientro invece è stata buona, sopratutto in piazza Purgatorio dove l’entrata si è svolta regolarmente senza particolari problemi, ma come è risaputo, la processione la si giudica nel complesso del suo svolgimento e non solamente prendendo come parametri le tempistiche di entrata e di uscita, anche perché il fattore itinerario non è sicuramente l’unica bruttura di questa edizione: c’è dell’altro.
La più rilevante è stata senza dubbio la presenza di una corona di spine in corallo donata al gruppo “La lavanda dei piedi” e posta sul capo del Cristo durante la preparazione dei gruppi il giovedì Santo, provocando non pochi malumori tra la gente più attenta, considerando che il Cristo secondo il vangelo fu incoronato di spine sicuramente dopo la lavanda dei piedi; non a caso le corone di spine sono presenti dal decimo gruppo in poi. Grazie al tam tam mediatico sui social e al successivo intervento di Diocesi e soprintendenza, la corona di corallo è stata rimossa dal capo del Cristo quando il gruppo era giunto all’altezza del palazzo Cavarretta, anche se sarebbe stato meglio se fosse stata rimossa prima di uscire dalla chiesa. Così questa edizione sarà sicuramente ricordata come quella della “corona apparsa e poi scomparsa”: tra vent’anni guardando gli archivi fotografici sarà molto facile risalire all’anno di questa bruttura decisamente evitabile.
Per il resto è stato il solito copione degli ultimi anni, pochissimi gruppi ad avere i processanti con le candele alla mano, pochi gruppi ad avere processioni sobrie e composte, e troppi aggeggi inutili ed esteticamente brutti, come i bastoni presenti in alcuni gruppi, i soliti vistosi cordoni al collo di alcuni componenti di alcuni ceti che questa volta erano collegati a degli abitini di argento e tanti altri particolari che purtroppo di anno in anno contribuiscono a ridicolizzare una processione che per la sua storia meriterebbe ben altro e non la fatidica ricerca a tutti costi della novità, poiché le parole storia e novità non dovrebbero avere alcun legame.
Appuntamento dunque al 30 marzo 2018, sperando in un futuro più roseo per la processione dei Misteri che di anno in anno, pur continuando ad affascinare, sta perdendo la propria anima.
Francesco Genovese