Misteri di Trapani: nel 2019 torna la via Fardella
Mancano pochi giorni alla fine dell’anno e in città si ricomincia a parlare di processione dei Misteri in vista del venerdì Santo 2019.
È notizia di pochi giorni fa la decisione di reintrodurre la via Fardella nel percorso in maniera persistente, abolendo di fatto l’alternanza decisa nel 2011 tra i percorsi incentrati nel solo centro storico e quelli che comprendono la lunga arteria cittadina che fu introdotta nel percorso della processione dei Misteri per la prima volta nel 1947. Tale decisione è stata approvata nel corso dell’assemblea dell’unione maestranze tenutasi lo scorso 21 ottobre, dopo una lunga serie di incontri tra il neopresidente Giuseppe Lantillo e i ceti; il fine di questi incontri era quello di instaurare un dialogo continuo con tutti i gruppi per mettere da parte ogni tipo di divergenza.
Che dire, ci si aspettava qualcosa di più dal risultato di questi incontri, sopratutto perché la prima vera decisione di questo nuovo consiglio di amministrazione, è stata quella di mettere mano all’ultimo dei veri problemi che soffre questa processione. Tanti i punti che necessitano di maggiore attenzione da parte degli addetti ai lavori, a cominciare dal contenuto, ovvero la perdita della vera identità della processione dei misteri, soffocata da pomposità eccessive a discapito della semplicità, così come questa fastidiosa e continua ricerca delle novità da parte dei singoli ceti, trasformando di fatto questa processione in una mera parata o sfilata, tra addetti ai lavori che sfoggiano vistosi e baggiani cordoni al collo quasi a distinguersi da coloro che scelgono invece la sobrietà. Non parliamo poi delle fastidiose lungaggini della fase di uscita fatta di “panze parate” e minuti di raccoglimento diventati ormai una moda.
Ecco, se proprio dobbiamo parlare di ritorno al passato(così come è stato detto da alcuni addetti ai lavori), bisogna in primis riportare decoro a questa processione rispettando la storia, visto che si tratta del fattore più penalizzato dalle svariate scelte strampalate prese nel corso degli anni dall’unione maestranze. Non bisogna andare poi tanto lontano nel tempo per ricordarci di aver assistito a processioni più snelle e sobrie rispetto agli ultimi anni, con le bande(anch’esse ridimensionate) che precedevano il gruppo dandone la giusta importanza teatrale, e i Misteri che in poco più di due ore riuscivano ad uscire dalla chiesa del Purgatorio il venerdì Santo, avendo più tempo per attraversare le strade cittadine.
Anche le “battute” davanti le case dei consoli, sedi dei ceti e attività erano più ridimensionate o quantomeno si limitavano a delle semplici “vutate” di pochi istanti rispetto alle stancanti teatralità a cui assistiamo ai giorni nostri. Inoltre la processione di oggi, come ormai da quasi 20 anni è monca perché non ci sono più gli incappucciati della Confraternita di San Michele ad aprire il corteo. Perché non valutare l’ipotesi di reintrodurli anche per una semplice rievocazione storica? D’altra parte questa processione e l’intera cittadinanza devono molto alla Confraternita di San Michele, la cui presenza in processione è stata “congelata” dall’allora Vescovo Francesco Miccichè.
Nessun preconcetto nei confronti del nuovo consiglio di amministrazione dell’Unione Maestranze presieduto da Giuseppe Lantillo, ma soltanto dei consigli per tornare a dare lustro a questa processione, dove la pomposità non è sinonimo di bellezza e dove le novità non hanno nulla a che vedere con storia e tradizione.
Il nostro auspicio è quello di poter assistere nuovamente ad una processione degna di chiamarsi tale, lontano dalle beghe da cortile interne all’Unione Maestranze che puntualmente avvelenano il clima del venerdì Santo, ostacolandone la buona riuscita(un po’ come è successo negli ultimi anni).
Per il resto, anche una processione che passa da Via Fardella, può anche essere una buona processione, purché non si perda dietro ai ben noti atteggiamenti da sfilata da parte di alcuni addetti ai lavori, anche se è indubbio che il fascino dei Misteri di Trapani al centro storico, è tutta un’altra cosa.
Francesco Genovese